giovedì 19 dicembre 2013
Lo stage dei record
martedì 12 novembre 2013
Diritto di sciopero
Si entra un'ora dopo, si esce un'ora prima, non c'è il pasto: quindi i bimbi devono uscire alle 12 e rientrare alle 14, per poi uscire alle 15.
Ergo, nessun bimbo rientrerà.
Poi mi è sporto un dubbio: come, devono uscire? Le maestre ci sono, entrano alle 9 o escono prima, e quindi mia figlia, con qualcosa portato da casa, non può restare?
Scoperto l'arcano: sì, si può fare. Diciamo però che, invitando i genitori a ritirare i figli all'ora di pranzo, con un'ora di sciopero la maestra si "porta a casa" una giornata di non-lavoro.
Care maestre, lo sciopero è un diritto sacrosanto. Mi tornava alla mente con forza quando cercavo le parole per spiegarlo alla pupa quattrenne ("le persone non sono d'accordo con le regole, e allora protestano tutte insieme").
Però uno sciopero contornato da "furberie", come anche la classica proclamazione a ridosso del week-end o magari del ponte, assomiglia poco a una protesta, e un po' troppo a un giorno di vacanza.
lunedì 11 novembre 2013
L'anno scorso
Ah, dico io, ma era il sinistro?
No, il destro, ma io lavoro quasi solo col mouse, ho imparato a usarlo con la mano sinistra. Facevo dei movimenti tutti goffi, ma ho la scrivania grande e riuscivo lo stesso.
Sai, c'era appena stato il terremoto e c'era molto bisogno in ufficio. E poi i colleghi che non avevano più la casa venivano lo stesso a lavorare, e pensavo, cosa vuoi che sia un braccio rotto rispetto a essere senza casa?
venerdì 18 ottobre 2013
Oggi mi invento...
giovedì 17 ottobre 2013
Precarietà e figli
martedì 1 ottobre 2013
Il papa è d'accordo con me
giovedì 12 settembre 2013
Sindacato/2
Suonano alla porta:
- Buongiorno, sono del sindacato. Ho un appuntamento, ma... ecco, non sono sicuro di dover venire qua.
- Veramente noi non aspettiamo nessuno. Di quale azienda voleva parlare?
- In realtà... non lo so, sostituisco un collega e... mi hanno solo detto di venire qua e... ehm.
- C'è un altro Studio nel palazzo, al piano di sopra. Venga che l'accompagno.
La pretesa di rappresentare i dipendenti di un'azienda di cui non si conosce nemmeno il nome.
Più ho a che fare con i sindacati più mi sento delusa.
lunedì 2 settembre 2013
Allo specchio
giovedì 29 agosto 2013
Il tempo delle clave
Tutte quelle lamentele sui mariti che non sanno qual è il cassetto dei calzini e che sono convinti delle capacità cinetiche delle mutande sporche, addestrate a trovare da sole il cesto della biancheria.
Li commiseravo, pensando che queste famiglie venivano dall'età della pietra, cara io vado a cacciare il mammuth, fammi trovare le bacche pronte e possibilmente i nostri dieci figli ancora vivi.
Io provengo da una famiglia in cui il primo genitore che arrivava a casa decideva il menù e lo metteva in tavola.
Ho imparato il soffritto da mio fratello, e l'altro mi ha insegnato a lavare i piatti.
Ho visto uomini stirare perché ce n'era bisogno e non perché minacciati di morte, e i segreti della lavatrice mi sono stati svelati dal mio compagno, che quando sono piombata nella sua vita e nella sua casa manco la sapevo accendere, e la differenza tra cotone e sintetico era un mistero da puntata di "Voyager".
Non esistono ragioni biologiche per cui certi lavori siano maschili o femminili.
Meglio andare a preferenze: a me piace usare i grandi elettrodomestici, non mi tiro indietro per attaccare un lampadario, ma i meccanici mi mettono soggezione e allora all'auto ci pensa lui.
A fare la spesa sono più veloce io, a lavare per terra più accurato lui, e così via.
Di comune accordo abbiamo stabilito che il ferro da stiro è nemico delle serate sul divano, per cui ha goduto di un pre-pensionamento e non lo usiamo. Mai.
Ma nel mondo là fuori le donne sono ancora affezionate alla clava.
Le statistiche parlano di 80 minuti al giorno di lavoro domestico femminile e 19 maschile (che faranno in 19 minuti? Aprono la porta al gatto che vuole uscire? Comprano il giornale in edicola?), e mi fanno incazzare. Ho avuto un part time dai 6 ai 18 mesi della pupa, il resto del tempo ho lavorato quanto lui, perché mi devo smazzare il quadruplo in casa?
Poi ho capito.
Credo che per molte lo scettro dell'indispensabilità, il martirio del calzino appaiato, sia fonte di gratificazione.
Quello che a me fa orrore, passare l'aspirapolvere mentre il marito dorme la Formula 1 anziché andare entrambi al cinema, le fa sentire brave, preziose e importanti, soprattutto quando il marito guadagna di più e/o ha un lavoro stabile (curiosamente, le donne a parità di mansione guadagnano il 30% in meno e sono le più precarie, tipo il 65% del totale).
Quando poi ci sono figli si raggiungono vette di follia. Il marito è "un ottimo padre" perché il sabato mattina gioca coi pargoli, mentre lei stira, ovviamente (e un padre mediocre che farà? Li chiamerà con un generico "ehi tu" perché non si ricorda nemmeno il loro nome ?), ma l'idea di uscire una sera con le amiche lasciando marito e figli fa ribrezzo.
Ragazze, è l'uomo che avete scelto per far dei figli, suvvia! Che potrà mai combinare? Metterà loro il pigiama al contrario, lascerà il tubetto del dentifricio aperto? E allora? Rinunciate alla serata per la salvaguardia del dentifricio?
Tocca a noi mostrare alla prole che ognuno contribuisce come può alla casa e alla famiglia, innanzitutto per rispetto degli altri componenti (e di se stessi), poi perché se solo le donne se ne fanno carico, il mondo del lavoro continuerà a discriminarle come adesso, ed è una perdita per tutti, non solo per le dirette interessate.
Lasciamo fare agli uomini le faccende, senza trattarli da "figli" ("cosa fai, non sei capace" e soprattutto l'odioso "faccio prima a farlo io") e santo cielo, lasciamoli un po' con i bimbi, ma non solo a giocare.
L'uomo che avete scelto per condividere la vostra vita è capace, al mattino, di vestirsi? Sarà capace di farlo anche per gli altri.
Certo, non farà indossare loro le stesse cose che scegliereste voi.
Adesso andate davanti a scuola e guardate se i vestiti degli altri bambini hanno la vostra approvazione. No, vero? Beh, sono scelti (al 90%) da altre mamme. Altre. Mamme. Non ci vanno bene (secondo il nostro, personalissimo parametro) non perché scelti dai papà, ma perché scelti da "altri".
Lunedì
Lunedì comincio a lavorare.
Nel dare questo annuncio, scusate voi 43% di giovani disoccupati che leggete, non sono contenta come dovrei.
Sì, il posto è bello, uno studio di consulenza del lavoro, quello che ho desiderato negli ultimi 6 anni.
Le colleghe sono carinissime, le ho conosciute nei 3 mesi in cui ci ho lavorato prima della maternità, c'è molta condivisione, la titolare è splendida (mi ha assunto mentre ero incinta) e nessuna competizione.
La paga è da CCNL, con la quattordicesima, e di questi tempi butta via.
Ma.
Il "ma" che non mi dà pace è che mia figlia, lunedì, avrà 3 mesi e 12 giorni.
Non mi basta sapere che la lascio a mani fidate (santi nonni, che ancora una volta risolvono i problemi), né che ho strappato, per ora, un part time, e quindi con i permessi per allattamento lavorerò solo la mattina.
Non mi tolgo dalla mente che una bimba così piccola ha bisogno della mamma.
Il mio posto è con lei, non con Zucchetti.
E tutti i preparativi che sto facendo - tirocini intensivi dei nonni, acquisto di biberon, stoccaggio di vasetti di latte materno in freezer - mi confermano che sarà una fatica.
Lasciare i bimbi non deve essere così complicato (nonni E biberon E tiralatte E latte artificiale per le emergenze).
C'era possibilità di scelta? Loro mi hanno aspettato 5 mesi, di più non potevano.
Noi campavamo con uno stipendio solo? Solo per un po'.
Avrei trovato un lavoro altrettanto bello, qualificato, nella mia città e su misura per me, nei prossimi mesi? Come no, è da gennaio 2011 che lo cerco.
Non vedo altre soluzioni. Trattengo il fiato e mi tuffo, e mia figlia, un giorno, mi capirà.
venerdì 26 luglio 2013
Anche seguire i lavori è un duro lavoro
Siamo egregiamente sopravvissuti alla varicella, che ha colpito i 3/4 della famiglia in un mese, per piombare in un altro vortice: la ristrutturazione.
Opere rinviate già dai tempi dell'attesa della primogenita, e forse c'era una ragione.
Mi sono ritrovata nello show-room a scegliere le piastrelle mentre pensavo che si stavano rompendo le acque (falso allarme) e a rinviare l'appuntamento per l'ordine definitivo della cucina perché avevo partorito 11 ore prima.
Poi, una settimana dopo che la piccolissima ha avuto la varicella, ci siamo trasferiti in un appartamento nella montagna della nostra provincia per lasciare il campo a un muratore che promette di rifare la casa e finora l'ha solo sventrata, e ogni giorno telefona ripetendo come un mantra: "già che ci siamo, si potrebbe anche..." e ogni miglioria ha la tariffa fissa di 500 euro.
Quindi, con in braccio la neonata, ho dovuto organizzare il trasloco di noi 4 nella ridente località montanara, dove il telefono non prende e neanche la connessione internet; lo sgombero dei mobili della cucina, regalati alla discarica; la vendita, in 24 ore, di alcuni elettrodomestici perché chi li doveva prendere a-gratis non li voleva più e occupavano dello spazio del condominio; le telefonate frenetiche per capire come funzionano le detrazioni sui lavori di ristrutturazione, e poi sui mobili, e poi sugli elettrodomestici, tanto che la pupa quattrenne, un giorno, ha detto che da grande voleva fare "la commercialista".
Tra i piccoli problemi sorti finora:
- la vicina di casa che si sente autorizzata a contestare la metodologia dei lavori in quanto parente di geometra;
- il mattino del mio compleanno in cui il nostro distruttore ha chiamato dicendo che il progetto della cucina era sbagliato e non ci stava il frigo (salvo, due ore dopo, ammettere candidamente che si era sbagliato);
- il vicino del piano di sotto che si è trovato il bagno allagato, e non solo d'acqua.
Insomma, un duro lavoro. E devo dire che anche fare la mamma a tempo pieno non è una passeggiata, anche perché chi mi sta incollata, si sveglia di notte e mi fa preoccupare è proprio lei,l'aspirante commercialista.
mercoledì 24 luglio 2013
Privacy
- Risponde l'operatore 85258534.
- Inps buongiorno, in cosa posso esserle utile?
- Senta, sono disoccupata e sto aspettando da voi il pagamento della maternità obbligatoria.
Dopo due mesi ho chiamato e mi avete detto che pagavate a fine maggio, poi che bisognava aspettare per fare un'altra segnalazione, poi che pagavate a fine giugno, ora siamo a luglio e non ho ricevuto niente. Ho lavorato fino a tre giorni prima della maternità obbligatoria e da aprile non percepisco un euro.
- Le fisso un appuntamento con la sede Inps di competenza.
- Sono fuori città, con la bimba piccola... non è che può fare un'altra segnalazione?
- Ok. Allora, faccio copia incolla dell'altra...
- ...
- Ecco fatto signora, ci vorranno 15-20 giorni per una risposta.
- Va bene. Mi conferma quindi che non la vede in pagamento?
- Aspetti che controllo... Ah sì, verrà pagata tra 5 giorni. Meno male che abbiamo guardato!
- Eh, meno male! Mi può dire l'importo?
- No, non glielo posso dire per privacy.
- ...
- Grazie per avere chiamato Inps e buona giornata!
lunedì 10 giugno 2013
La piccoletta è arrivata
E no, non è vero che subito dopo si dimentica del dolore del parto, ma diciamo che lo si supera.
Dal Devoto-Oli:
travaglio s.m. 2. Lavoro duro e faticoso, con un senso di noia o di pena.
Col cazzo che il lavoro duro e faticoso può essere paragonato al travaglio. Nella mia esperienza, mentre lavori non urli "aiuto, aiuto" per ore.
D'altra parte, l'etimologia di travaglio viene da "tripaliare" 'torturare', derivato dal nome di uno strumento di tortura a tre pali, che non so immaginarmi e non cercherò su google.
Comunque, grazie a tutti quelli che mi hanno chiesto come andava. La piccola sta bene, io pure, l'esperienza con la prima bimba è una figata e mi ha permesso di partire alla grande con allattamento, cambi ecc senza ansie, e anche di riconoscere i down ormonali, compreso il commuoversi 5 giorni dopo perché "è la sua prima domenica".
Naturalmente, siccome in questa gravidanza tutto mi ha distratto dalla gravidanza vera e propria, continuiamo su questa strada con una new entry: varicella!
Quindi, in ordine cronologico, motivi di ansia:
- figlia "grande" (neanche 4 anni) che ha incontrato la piccola il giorno in cui è nata mentre era già contagiosa da varicella ma nessuno lo sapeva, con conseguente allerta, una volta comparse le pustole, di tutto il reparto maternità;
- figlia grande che, malata, rinchiusa a casa e senza la mamma, va in down e mentre sono ancora ricoverata, in una telefonata mi dice solo "mamma... mamma" piangendo;
- essere in ritardo per denunciare la nascita della neonata e trovare lo sportello dell'anagrafe in ospedale chiuso, e quindi uscire dall'ospedale con una bimba "senza nome";
- rientro a casa e tentativo di tenere separate le due bimbe, confinando la neonata in camera, con problemi logistici molto grossi, tra cui:
- necessità di essere sempre in due in casa (perché quando la piccola non dormiva, non potevo lasciare l'altra da sola, che era ammalata e non poteva andare a scuola);
- problemi conseguenti per fare cose fuori casa come la spesa o portare a spasso il cane;
- uso massiccio dell'interfono a cui ho cambiato pile tre volte in una settimana;
- sorella grande che conosceva la piccola solo come voce dietro una porta;
- scoperta, dopo 6 giorni, che io non avevo avuto la varicella;
- pareri contrastanti tra pediatri sulla profilassi per la piccola;
- una volta definitivamente guarita la grande, dopo tre giorni di tranquillità, ripresa della scuola e porte aperte, ammalarmi anche io! e farmi una ragione del fatto che sarò io stessa a fare ammalare la piccola.
Ora siamo confinate a casa.
Io sto bene anche se ho delle pustole oscene dappertutto e sono contagiosa, motivo per cui, primavera o no, non posso uscire (e quindi nemmeno lei, allattata a richiesta).
La piccola ancora non si è ammalata e tre volte al giorno la spoglio e cerco tracce di varicella, una pratica ad alto livello ansiogeno, ovviamente.
Se non fossi preoccupata per la piccola me la riderei, di questa varicella over 30.
E se non avessi la varicella godrei di questa seconda maternità che, per tutto il resto, è molto tranquilla, e farei delle lunghe passeggiate (quando non ci sono 12 gradi, ovviamente) con le due amiche che hanno dei pupi della stessa età, e che invece mi schivano per ovvie, e condivisibilissime, ragioni.
Ma tra poco finirà. Ovviamente, la varicella ha un periodo di incubazione praticamente eterno, fino a tre settimane, ma finirà.
martedì 16 aprile 2013
Cari concittadini
Scena 1.
Un mese fa; ultima settimana di lavoro prima della maternità obbligatoria.
In pausa pranzo vado a fare un poco di spesa. Ho nel carrello 10 pezzi e vado alla cassa rapida, in quel momento vuota.
Cassiera: - Signora questa è la cassa rapida, massimo 10 pezzi.
Io: - Sì, guardi, li ho contati.
Metto tutto sul nastro.
Cassiera: - Ma signora, questi non sono dieci pezzi.
Io: - Ah no? E quanti sono?
Cassiera: - Dodici.
Io: - ...
Io: - Devo essermi sbagliata a contarli.
Cassiera, stizzita: - E dire che le avevo chiesto apposta quanti pezzi erano.
Io: - Guardi, se deve essere un problema, lascio indietro due cose.
Cassiera, stizzita: - No, non è un problema, è questione di rispetto di regole.
Ora.
Non voglio convincere nessuno del fatto che dodici pezzi siano meno di dieci.
Posso aspettarmi però che una persona addetta al contatto col pubblico, senza altri clienti, con una cliente incinta di 8 mesi, anche dicendomi che ci sono due pezzi di troppo, possa risparmiarsi la polemica.
(Quel tono da vigile che ti becca in divieto e soppesa se farti la multa o no, e nel frattempo ti fa la ramanzina, e sappiamo entrambi che alla fine non te la farà, la multa, però almeno la paternale te la deve fare. Con tutta la simpatia per i vigili, eh)
Ecco, la ramanzina dalla cassiera no. Perché avevo 12 pezzi e non 20, perché ero incinta di 8 mesi, perché sono le 13.30 e non c'era nessuno alla cassa, e quando ho finito di portare via i miei 12 pezzi, non c'era nessun altro cliente, nessuno con due o tre cose a borbottare "Ma guarda questa maleducata che va alla cassa riservata, e la cassiera che le fa pure il conto".
Scena 2.
Ieri.
Sul marciapiede, di fianco alla mia macchina parcheggiata regolarmente. Rovisto nella borsa a cercare le chiavi.
Io, con pancione di nove mesi.
Pupa treenne, per mano.
Cane nell'altra mano, al guinzaglio.
Vorrei caricare tutti in macchina.
Due signori camminano sul marciapiede, ci vedono, scendono dal marciapiede e camminano sulla strada, poi risalgono sul marciapiede.
Nota: non ho parcheggiato sulla Statale. Siamo in centro storico, si tratta di stradina senza traffico.
Uno dei due signori torna indietro e mi dice: - Signora, sta occupando il marciapiede.
Io: - Come scusi?
Signore: - Sta occupando il marciapiede, vede?
Io: - ...
Io: - Ma sto salendo sulla mia macchina...
Signore, picchiando col pugno sul cofano della mia macchina : - Vede che la macchina è ferma? E' lei che si deve spostare, le macchine non si spostano.
Io: - ...
Il signore se ne va.
Nella foto: la via dove ho parcheggiato. Pericolosissimo scendere dal marciapiede.
Scena 3.
Ieri.
Al supermercato (non quello della scena 1, dove non sono più tornata).
Cerco posto nei "parcheggi rosa". Sono occupati, parcheggio più lontano.
Solo che quando ripasso vicino al parcheggio rosa trovo un pancione che sta salendo in macchina.
Un pancione che però appartiene a una persona chiaramente di sesso maschile. Da solo.
Io: - Scusi... Ehi, scusi!
Lui: - ...
Io: - Guardi che questo posto è riservato alle donne incinte. Ho dovuto parcheggiare lontano perché l'aveva occupato lei.
Lui: - Eh.
E se ne va.
Cari concittadini.
Mi piacerebbe che vedermi visibilmente, inequivocabilmente incinta, vi ispirasse qualche sentimento umano, non so, di solidarietà perché sono temporaneamente un po' impedita, o magari di tenerezza - alla fin fine, porto in grembo una bambina. O contentezza perché, nonostante le difficoltà, qualcuno mette al mondo dei bambini, che domani pagheranno la vostra pensione con i loro contributi.
O magari no, vi faccio schifo perché ho messo su 12 kg, si sta allargando il bacino e cammino a papera, e ho la faccia sempre stanca, non come quelle belle mammine della pubblicità che sono radiose.
Ecco, quando faccio la spesa, quando porto in giro la pupa e il cane, io non sono radiosa. Generalmente sono affaticata.
Cari concittadini,
se anche non avete voglia di farmi passare avanti nella fila alla posta, alla cassa, al bancomat, in bagno, in mensa (cosa mai successa in due gravidanze su due), va bene. Non siete mica obbligati. Sarebbe un gesto gentile, certo, ma per fortuna sopravvivo anche senza la vostra gentilezza.
Però non so, proprio non so perché dovete trattarmi peggio del solito. Stronzi bastardi.
lunedì 25 marzo 2013
Incontro tra blog
Poiché nei miei mille lavori ho passato anche un breve periodo sui treni, è nato un punto di contatto che ha portato a un piccolo intervento sul suo blog.
Ecco il link al suo post.
Buona lettura.
domenica 24 marzo 2013
Domande a piacere
Qualcuno dica alla nostra parlamentare che la legge contro le dimissioni in bianco è stata GIÀ reintrodotta, cazzo.
È una norma contenenuta nella cosiddetta riforma Fornero, in vigore da luglio dell'anno scorso.
(Qua l'articolo da cui ho preso la dichiarazione.)
Al proposito, ho cercato qualche notizia biografica, ma a parte essere giovane e donna non sembra avere qualità molto significative. Faccio presente che grazie al Porcellum è stata eletta senza preferenze, per un partito (il Pd) in una città (Modena) che ne garantiva l'elezione, anche se per onestà devo dire che è uscita vincitrice alle primarie del 30 dicembre.
Nessuno ha incalzato la deputata su un tema particolare, che può essere più o meno conosciuto.
Le hanno chiesto "leggi per le donne" e lei ha tirato fuori una norma già esistente!
Anzi, migliorata rispetto a quella del 2007, che è stata promossa da Vladimir Luxuria e fu abrogata immediatamente alla vittoria di Berlusconi, nel 2008.
Adesso la procedura è più snella, e i neo-genitori devono convalidare le dimissioni all'Ispettorato del lavoro non più fino all'anno di vita del figlio, ma fino ai 3 anni.
Cominciamo malissimo.
venerdì 22 marzo 2013
Inps
Di 1 (un) giorno.
Ok, ok, non commento. E' piuttosto inutile, no? Anche se supererà l'esperimento, questo giorno in più accrescerà la condivisione delle cure alla prole e la conciliazione di tempi di lavoro e famiglia? Ci renderà un popolo più consapevole? Finiranno quelle odiose discriminazioni sul luogo di lavoro, ché ai colloqui chiederanno agli uomini "hai intenzione di avere figli? No perché sai, un giorno intero a casa... metterebbe in difficoltà l'azienda..."
Uff, ci sono cascata.
Comunque non finisce qua: oltre al giorno obbligatorio, ce ne sono ben altri 2 (due) facoltativi. Sono pagati al 100% (perché alla donna al massimo all'80?) e la mamma lavoratrice deve rinunciare a due giorni di maternità obbligatoria.
Fin qui, abbastanza chiaro.
Io però non sono una mamma lavoratrice.
In questo preciso momento sono una mamma disoccupata, che però percepirà (se non c'è qualche inghippo dell'ultimo momento) l'indennità di maternità dall'Inps.
E allora mi chiedo: rinunciando a due giorni di indennità, il padre delle mie figlie potrà stare a casa i due giorni facoltativi?
O anche: stare a casa due giorni è prerogativa di quei papà che hanno una compagna che lavora, o è un diritto in quanto neo-padre?
Ho girato il quesito all'Inps, visto che è lei che paga (sia l'indennità mia, sia il giorno di congedo obbligatorio e i due facoltativi dei padri).
Non ho chiamato il numero verde, perché quelle volte che l'ho fatto mi sono trovata a parlare con gente che ne sapeva meno di me e che cercava notizie sul loro sito (un giorno scriverò un post sul call-center dell'Inps).
Ho invece mandato una mail al servizio "Inps risponde", perché mi era stato detto che si prendono la briga di dare risposte articolate.
Oggi è arrivata la risposta tanto attesa, che copio-incollo:
Gentile utente, con riferimento alla sua richiesta INPS.CCBFF.18/03/2013.1025168 Le comunichiamo quanto segue: I 2 gg.sono previsti solo in caso di congedo facoltativo. Per maggiori informazioni vedere circolare Inps n. 40 del 14/03/2013. La ringraziamo per aver utilizzato il servizio INPSRisponde, non esiti a contattarci per ulteriori richieste.
Forse mi sono espressa male io, nella domanda. Forse però non l'hanno letta.
La gravità
giovedì 28 febbraio 2013
La settimana enigmistica
E' arrivata una lettera dell'Inps in cui mi si comunica che hanno accolto la mia domanda di mini-Aspi 2012, che, per inciso, non e' più la disoccupazione coi requisiti ridotti in vigore l'anno scorso, ma non e' nemmeno la mini-Aspi che inizierà nel 2014.
Nella lettera si precisa: "Il periodo indennizzato corrisponde alla metà delle settimane lavorate nell'ultimo anno (2012) nel limite di quelle disponibili dopo aver detratto dal massimale di 52 settimane le settimane lavorate e le eventuali settimane non indennizzabili o già indennizzate ad altro titolo".
Il mestiere che sto cercando di imparare prevede che mi confronti tutti i mesi con questo Ente. Sono forse folle?
mercoledì 16 gennaio 2013
Sindacato
È prassi comune, ma mi sorprende sempre. Insomma, sono i tuoi iscritti, non hai un database?
E poi chiede alcuni dati dell'azienda, così per completare le anagrafiche. Ragione sociale, numero di telefono, contratto applicato, numero degli addetti, divisi in operai, impiegati, quadri, dirigenti, "int" (suppongo interinali, anche se da un po' si chiamano somministrati).
E basta.
No scusa, ma i cocopro? I cococo? I precari più precari di tutti, quelli non vale la pena di censirli?
Ma sono io ingenua, che penso che i sindacati servano per difendere i diritti dei lavoratori?